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Le  indagini  geofisiche  vengono  sempre  più sovente utilizzate per la ricerca e la ricostruzione geometrica di reti di sottoservizi, serbatoi, manufatti interrati e non, resti  archeologici  e  strutture  in genere, al  fine di    limitare  i  rischi  di  danno  o  interferenza  alle stesse.  In  modo  particolare,  la  metodologia georadar GPR (Ground Penetration Radar) è una tecnica diagnostica non distruttiva basata sull’immissione nel sottosuolo, o in un manufatto, di onde elettromagnetiche alle radiofrequenze (100-1500 MHz) che consente  di  individuare,  con    buona precisione e dettaglio, qualsiasi  tipo di anomalia presente nei primi metri di  sottosuolo  del  sito  in  esame,  garantendo,  al tempo  stesso,  costi  contenuti  e  rapidità di intervento.

In  questo  modo è possibile  indagare aree anche di notevoli dimensioni ed individuare le zone  in  cui  concentrare  eventuali  successive indagini dirette (scavi, sondaggi e simili).

I rilievi georadar o GPR (Ground Penetrating Radar) si  basano  sulla  risposta  di  un  segnale elettromagnetico  di  carattere  impulsivo  ad  alta frequenza  che  viene  inviato  da  un’antenna trasmittente.

Il  principio  di  funzionamento del georadar  differisce  da  quello  del  radar convenzionale  in  quanto  il  mezzo  di  trasmissione non è più l’aria ma una  roccia o un terreno.

In particolare il  segnale  elettromagnetico  generato  dall’antenna trasmittente si propaga verso il basso: la presenza di discontinuità di  proprietà elettromagnetiche  del materiale provoca fenomeni di rifrazione, riflessione e diffrazione dell'energia elettromagnetica incidente su  tale  discontinuità.  In  generale,  si  analizza  la risposta  dell’onda  elettromagnetica  che  viene riflessa  in  corrispondenza  delle  discontinuità del mezzo e che ritorna in superficie, dove viene captata da un’antenna ricevente. La  risoluzione è in genere decimetrica  o  centimetrica,  e  il  campo  di  misura è limitato ad alcuni metri di profondità.

La  scelta  della  frequenza  da utilizzare per l’indagine è funzione della profondità e della dimensione dei target in oggetto:

  • frequenze elevate (con  lunghezza  d’onda molto  piccola  e  risoluzione  molto  elevata) hanno  una profondità di  ispezione  limitata  a qualche decimetro. E’ il caso delle antenne da 1.5-2  GHz (utilizzate  principalmente  per  i rilievi  delle  strutture  in  cemento)  che consentono di ottenere estremo dettaglio ma hanno  profondità massima  di  indagine  di  50 cm;
  • frequenze basse,  ovvero  antenne  da 100-200 MHz, hanno un lunghezza d’onda maggiore e capacità risolutiva  minore.  Possono raggiungere  anche  6-7  m  di  profondità,  ma riescono  a  risolvere  esclusivamente  strutture di dimensioni almeno decimetriche. Generalmente per la ricerca di sottoservizi si usano antenne  con  frequenze  intermedie  (250-500 MHz) in  quanto  garantiscono  un  migliore  compromesso tra capacità risolutiva e profondità di indagine.

La GEOSIS srl con la strumentazione di alta precisione in proprio possesso è capace di individuare la presenza di sottoservizi e oggetti sotterranei al fine di evitare spiacevoli inconvenienti in fase di scavo.

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